Tiziano Bianchi, allenatore dei pulcini 2009, quanto manca il campo ed il contatto con i ragazzi?
“Diciamo che togliere tutto ciò che per trenta anni è stato parte integrante del tuo quotidiano è un po’ come infilare un animale che ha sempre vissuto libero in una gabbia. Deprimente ed asfissiante sono due termini che rendono l’idea del mio stato d’animo”.
Questa è la prima stagione per lei a Ciliverghe, come si è trovato e come ha impostato il lavoro con i Pulcini 2009, squadra formata la scorsa estate.
“É stata una scommessa che la società mi ha affidato e che ho accettato ritenendola molto sfidante. Da una parte il lavoro solito incentrato sullo sviluppo delle capacità coordinative, tecnica di base e tattica individuale. Dall’ altra costruire un gruppo di lavoro che potesse progredire nonostante le enormi differenze che presentava, e le svariate provenienze, il tutto complicato dal numero esiguo di componenti con cui siamo partiti. Direi che nonostante l’interruzione i progressi ottenuti dai bambini sono stati notevoli, pur palesando troppi alti e bassi”.
Nella sua squadra spesso si è dato spazio anche ad alcune ragazze della sezione femminile per aiutarle a crescere confrontandosi con i maschi. Un segnale anche sociale per i suoi bambini.
“Il discorso di apertura alla componente femminile in realtà si è svolto in due step: nel primo si è aggregata Sara che fra le mille difficoltà emotivo-psicologiche che può comportare tale inserimento, dopo una prima fase in punta di piedi se l’è cavata alla grande con un’accettazione incondizionata da parte del gruppo. Il secondo step in cui la partecipazione femminile era molto più consistente in realtà si è concluso a causa dei noti eventi prima che il gruppo potesse interiorizzare pienamente l’esperienza”.
Per i 2009 si sono poste le basi, il prossimo anno qual è il prossimo step che la società si prefigge?
“Necessariamente la prima preoccupazione della società dovrà essere quella di allargare numericamente la base dei componenti del gruppo per facilitare il lavoro sul campo e rendere più omogenei i gruppi di lavoro limando le differenze”.
Come è rimasto in contatto con i ragazzi in questo periodo di stop forzato?
“In realtà ho preferito stare ai margini del gruppo social dei ragazzi seguendo quanto postavano e intervenendo il meno possibile. Mi è stato subito chiaro che la faccenda non era di poco conto e ho scelto di mascherare il periodo assimilandolo alle vacanze dove normalmente non vi sono contatti serrati. Ad un certo punto però non avendo movimenti social ho postato un video che racchiude per me il messaggio ed il valore del calcio”.