VIVAIO | Capelli: “2010 di qualità, obiettivi raggiunti”

Fabrizio Capelli, prima stagione alla guida dei Pulcini 2010, come è stato il percorso fino all’interruzione?
“L’interruzione di fine febbraio lascia una sensazione di incompiuto nel percorso che stavamo affrontando con i nostri bambini per quelli che erano gli obiettivi che ci stavamo fissando di volta in volta. Fino al momento dell’interruzione, tra i vari alti e bassi nelle prestazioni, abbiamo avuto la possibilità di lavorare bene con i ragazzi. Questo per merito del loro entusiasmo, della loro grande disponibilità nell’accogliere le nostre proposte e della loro voglia di imparare. Sono questi gli aspetti che più mi preme sottolineare di questi primi mesi passati con i bambini e sono gli aspetti che danno più fiducia per quando potremo riprendere il percorso interrotto”.
Le è stato affidato il primo gruppo, su cosa ha focalizzato il lavoro per la crescita dei bambini?
“Innanzitutto ci è stato affidato, ed uso il plurale perché con me c’è anche Graziano Venezia che è una figura e una presenza importante per noi. Come dicevo, abbiamo iniziato questo percorso con l’annata 2010 ed abbiamo trovato una buona situazione, questo grazie a chi li ha avuti in precedenza. La prima cosa da fare era semplicemente conoscersi. Si pensa sempre al fatto che il mister debba conoscere i suoi ragazzi, ma non si deve trascurare il fatto che anche i ragazzi devono conoscere le persone con cui hanno a che fare e c’è bisogno di tempo. Abbiamo focalizzato il lavoro su quelli che erano, a nostro avviso e in base alle nostre priorità, gli aspetti tecnico/tattici da affrontare, per quelle che erano le risposte che ci venivano date sul campo. Diamo grande importanza anche alla componente caratteriale e all’allenamento di quei tratti di personalità che riteniamo utili da cercare di sviluppare nei nostri bambini. Parlo di aspetti come il coraggio, l’autostima o l’autoefficacia”.
Come vi siete tenuti in contatto con i bambini e come li avete fatti lavorare?
“Nessun ‘compito a casa’ per i nostri bambini. In questo periodo così particolare, penso che qualsiasi cosa facessero andasse bene. Che fosse un’attività come giocare con un pallone da calcio piuttosto che da basket o una pallina da tennis. Ma penso anche a qualsiasi attività casalinga come imparare a cucinare, tutte quelle cose che in una situazione normale non si sarebbe trovato il tempo di fare e che invece in questo caso sarebbe stata per loro una nuova esperienza formativa. Quando ci siamo visti per un saluto tramite chat su internet, l’unica raccomandazione fatta era che facessero i bravi a casa. Tenere a freno l’esuberanza di un bambino di dieci anni, costringendolo a rimanere in casa, magari senza la possibilità di avere un giardino o uno spazio per giocare, non dev’essere semplice. La voglia più grande, sperando possa accadere presto, è poterli vedere e riabbracciare. Sono molto legato a queste dimostrazioni fisiche d’affetto”.
Come allenatori anche dopo la pausa non vi siete mai fermati continuando il percorso formativo portato avanti dal Prof. Pellegrini.
“Questo lockdown ha dato l’opportunità di intensificare i momenti di formazione per noi istruttori. Penso che il livello di una società non lo si misuri con il semplice nome o lo stemma, ma con la qualità e la competenza delle persone che ne fanno parte. Avere a disposizione il Prof. Pellegrini (e durante l’anno anche Tiziano Bianchi) certifica per Ciliverghe la qualità e la competenza di cui parlavo prima. L’opportunità di poter seguire delle formazioni con il Prof Pellegrini è una risorsa preziosissima e che va sfruttata. Abbiamo una grande responsabilità verso i ragazzi che ci vengono affidati e per fare al meglio il nostro lavoro dobbiamo essere preparati”.
Quanto è stato bello vedere la grande partecipazione e l’unita della famiglia Ciliverghe in questo periodo, attraverso i social?
“Lo slogan del Ciliverghe è ‘Per noi è famiglia’. Ma ciò che più conta è quello che ci sta dietro, sono le persone che rendono l’ambiente Ciliverghe una famiglia. Servono dimostrazioni concrete e quello che viene fatto a partire dalla prima squadra verso il settore giovanile, lo è. Ci sono tante bellissime iniziative che coinvolgono tutti, dai più piccolini fino ai giocatori della prima squadra e questi favorisce l’unione e la creazione dello spirito ‘famiglia’. Viene prestata molta attenzione per fare in modo che le parole siano supportate dai fatti. L’attività social poi è fantastica e per questo, lasciami dire, il merito va ad Edoardo Brunetti”.